Ultima modifica: 3 Marzo 2010
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6 – L’accessibilità “dal vivo”: il racconto di un’esperienza sul campo

di Vincenzo Mania e Maurizio Boscarol – Laboratorio di Accessibilità e Usabilità CSI Piemonte

Maurizio Boscarol è autore caro ai docenti di Porte aperte sul web. Molti si sono avvicinati alle “magie” dei fogli di stile leggendo il suo “Ecologia dei siti web”. Ora ci racconta, insieme a Vincenzo Mania del Laboratorio di Accessibilità e Usabilità, un’interessante sperimentazione di verifica sul campo di alcuni luoghi (comuni?) dell’accessibilità.

Il CSI-Piemonte, all’interno delle attività del LAU – Laboratorio di Accessibilità e Usabilità, ha condotto nei mesi scorsi una ricerca empirica sulla cosiddetta “accessibilità reale”, dedicata allo studio di come le persone disabili usano le tecnologie.

Gli sviluppatori web che vogliono realizzare siti accessibili sono soggetti a linee guida e requisiti tecnici che prescrivono come costruire le pagine web, ma non hanno informazioni esplicite su come queste indicazioni teoriche rispondano effettivamente ai bisogni di utenti disabili: manca una bibliografia che faccia risalire la stesura di queste norme ad osservazioni sperimentali documentate. La ricerca ha avuto dunque un duplice obiettivo: di merito, per indagare le difficoltà incontrate dai disabili. E di metodo, per definire le difficoltà alle quali si va incontro nel realizzare studi sperimentali con disabili.

È stata indispensabile la collaborazione delle associazioni dei disabili, in particolare L’Unione Italiana Ciechi (sede di Torino), la Commissione OSI e il Servizio Passepartout e Informahandicap5 della Città di Torino. Il Laboratorio ha potuto coinvolgere una trentina di persone, suddivise secondo diverse disabilità, in una fase esplorativa e in una sperimentale vera e propria.

Le prime difficoltà sono state riscontrate nel reperimento di un congruo numero di utenti con caratteristiche di navigazione simili (disabilità, strumentazione usata, esperienza), per le comparazioni statistiche richieste da questo tipo di esperimenti. Di fatto, per disabili motori e ipovedenti si è dovuto ripiegare su uno studio esplorativo, mentre per i ciechi è stato possibile fare valutazioni più approfondite. In tutti i casi è stato estremamente istruttivo osservare gli utenti interagire con i materiali preparati e identificare difficoltà e… mancanze di difficoltà!

I risultati della ricerca stanno per essere pubblicati sul sito del LAU.

Qualche anticipazione

Una delle conclusioni più rilevanti riguarda il fatto che i disabili motori osservati non hanno avuto alcuna reale difficoltà nell’esecuzione dei compiti indicati: semplicemente hanno dimostrato maggiore lentezza rispetto a utenti non disabili. Tuttavia, forse proprio grazie alla lentezza, sono stati estremamente precisi nel completamento dei compiti. Le difficoltà maggiori hanno riguardato l’uso di strumenti “a comparsa”, come le tendine dei form: evidentemente l’uso di oggetti d’interfaccia “mobili” è più difficoltoso per un disabile motorio che per utenti non disabili. In ogni caso, nessuna manipolazione si è rivelata impossibile: solo molto lenta.

Più problematico il lavoro con gli ipovedenti, perché si tratta di una tipologia di utenti che soffrono di disturbi di natura diversissima, tanto che, nel loro caso, è davvero problematico organizzare un esperimento con partecipanti omogenei. Le difficoltà più grandi riguardano comunque l’esplorazione visiva delle pagine, che – come si può immaginare – dovrebbero avere impaginazioni semplificate. La sfida sembra particolarmente ardua, tanto da far pensare che sia necessario il coinvolgimento di produttori di tecnologie assistive per la trasformazione del layout della pagina in base alle esigenze degli utenti.

Il lavoro con i ciechi è stata forse la parte più istruttiva. Anzitutto perché ha permesso di osservare direttamente quanto sia importante il grado di conoscenza del lettore vocale (jaws per tutti i partecipanti) nel determinare le strategie adottate nell’esplorazione delle pagine e il successo finale nei compiti. E poi perché è sorprendente notare come anche pagine ufficialmente non accessibili siano regolarmente visitate da questi utenti: la webmail di libero.it, o addirittura siti come youtube, che sono comunemente ritenuti poco adatti ad un non vedente.

Le lezioni apprese sono davvero tante. Non è possibile sintetizzarle qui.

Fra le più rilevanti c’è il fatto che risulta determinante per l’accessibilità delle pagine l’uso dei tag di titolazione (h1-h6) per dividere le sezioni della pagina, mentre risultano sorprendentemente poco importanti i salti interni alla pagina. Infine, l’uso del javascript trova, negli esempi affrontati, un importante ruolo per facilitare l’accessibilità dei form.

Si tratta di esperimenti condotti con materiali molto semplici, utili soprattutto a “sperimentare la sperimentazione”, ma che hanno fornito interessanti spunti da cui si auspica che nascano altri progetti di sperimentazione del genere. Sarebbe davvero importante basare le norme e le legislazioni sull’osservazione diretta dei disabili, ed è auspicabile che Enti pubblici e di ricerca, fondazioni, associazioni private collaborino per coordinare lavori di sperimentazione.

Il LAU, pubblicando a breve i risultati sul sito http://lau.csi.it, intende offrire  la propria disponibilità a un confronto di esperienze che potrebbe aprire una via italiana alle sperimentazioni con utenti disabili.




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