Ultima modifica: 3 Marzo 2010
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3 – Architettura dell’informazione per imparare a pensare: un’esperienza di tagging collaborativo nella scuola primaria

di Renata Durighello – Istituto Comprensivo “Gianni Rodari”, Santa Giustina, (BL).

L’architettura dell’informazione entra nella scuola come strumento per insegnare agli alunni a fare osservazioni, confronti, collegamenti, propedeutici alla classificazione. Riportiamo uno stralcio del paper di Renata Durighello al Terzo Summit nazionale di Architettura dell’informazione (Forlì, 21 febbraio 2009)

1. Introduzione

L’esperienza viene attuata nella primavera 2008 con due gruppi di alunni di scuola primaria: 41 bambini in totale, di età compresa tra i nove e i dieci anni.

La finalità dell’esperienza è quella di avvicinare gli alunni alla classificazione attraverso procedimenti di tipo induttivo e quindi attivare in loro processi logici di osservazione, analisi, confronto. Sul piano metodologico, vengono adattate pratiche e metodi dell’architettura dell’informazione per il Web e della classificazione sociale, come strumenti di organizzazione della conoscenza anche fuori dalla Rete.

Lo svolgimento si sviluppa in quattro momenti, due realizzati in classe con strumenti cartacei e due in laboratorio informatico con l’impiego di applicazioni per il tagging on-line. Oggetto della classificazione sono delle immagini diverse per soggetto e tipologia.

4. Riflessioni finali

Durante tutta l’attività i bambini sono stati incoraggiati alla verbalizzazione, all’analisi e al confronto, ad esplicitare problemi e a trovare soluzioni in un contesto per loro nuovo e stimolante. A mio avviso l’attività ha permesso di evidenziare come sia possibile cominciare a fare classificazione nel momento in cui si è in grado di parlare di un oggetto, di dire qualcosa su di esso, indipendentemente dall’età o da particolari competenze professionali di chi classifica. Come abbiamo visto però il lavoro degli alunni ha anche permesso di evidenziare le caratteristiche fondamentali del tagging collaborativo e di metterne in luce alcune debolezze:

  • innanzitutto è stato possibile confrontare fra loro un caso di broad folksonomy e uno di narrow folksonomy, evidenziando che, se entrambe possono servire per il raggruppamento e la categorizzazione di un insieme di risorse, solo nel primo caso è possibile far emergere i concetti che meglio rappresentano, secondo gli utenti, ciascuna risorsa
  • si è verificato il vantaggio che si ha nel tagging collaborativo, quando il gruppo di soggetti che “taggano” ha l’opportunità di confrontarsi e stabilire regole di comportamento, ma parimenti anche la difficoltà di applicare caso per caso tali regole
  • sono emersi problemi di inconsistenza linguistica legati all’uso dei tag per classificare (errori ortografici, variazioni morfologiche, sinonimie)
  • è stata verificata l’inaffidabilità della classificazione per mezzo di tag, che non dà sicurezza sul fatto che sia possibile recuperare attraverso una parola chiave tutte le risorse a cui quel termine può essere associato, e solo quelle: il procedimento induttivo che parte dalla risorsa per arrivare alla categoria, affidato alla descrizione spontanea e collettiva della risorsa stessa, produce una classificazione tutt’altro che rigorosa, anzi approssimativa e incompleta e non garantisce, da solo, il corretto recupero dell’informazione
  • sono emerse contaminazioni dal punto di vista formale e semantico determinate dal fatto che il tag, qui come in ogni sistema di tagging, è usato in associazione alla risorsa, alternativamente per descriverla o per determinare la sua appartenenza ad una specifica categoria (classificazione come appartenenza vs classificazione come descrizione).

5. Sviluppi futuri

A scuola vengono spesso realizzate, anche senza saperlo, attività che possono essere ricondotte a tematiche proprie dell’architettura dell’informazione. Farlo in modo consapevole permette di arricchire il lavoro svolto, in virtù degli apporti di una disciplina che, ancorché giovane, è ricca di contributi in materia di organizzazione dei saperi. Ciò suggerisce di procedere con altre esperienze di classificazione sociale, eventualmente con oggetti informativi di altra tipologia; o anche di proseguire il percorso di classificazione intrapreso, per mezzo di altre metodologie bottom up – ad esempio raggruppando i tag emersi dall’esperienza servendosi del card sorting – per arrivare ad una classificazione tassonomica delle immagini raccolte.

Link alla presentazione su Slideshare:
www.slideshare.net/DuRe/learning-to-think-with-ia

[slideshare id=1054956&doc=IA2009Durighello3d-090221123046-phpapp02]



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