Ultima modifica: 3 Marzo 2010
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11 – L’italiano in famiglia

di Patrizia Capoferri, referente Intercultura dell’Ufficio scolastico provinciale di Brescia

Quando si parla di cultura dell’inclusione è importante non limitarci alla sola accessibilità dei siti web. Provincia di Brescia e Ufficio scolastico provinciale di Brescia hanno ideato il progetto “L’italiano in famiglia” per favorire l’apprendimento della lingua italiana da parte delle persone straniere attraverso l’uso di strumenti multimediali.

C’è una famiglia italiana composta da quattro persone: il papà Paolo, la mamma Annae due figli, Marta e Carlo. La famiglia Fappani abita a Brescia, in un appartamento al terzo piano di un piccolo condominio, situato nel centro della città. Una famiglia normale, ma con un grande compito: aiutare gli stranieri ad imparare la lingua italiana.

E’ questo l’obiettivo del format televisivo “L’Italiano in famiglia”, un corso televisivo per l’apprendimento della lingua e della cultura italiana, voluto e ideato dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia in collaborazione con Regione Lombardia, a firma di Patrizia Capoferri, regia di Angelo Bonfadini.

Dal 3 febbraio è in onda tutti i martedì e giovedì alle ore 19,55 su RETEBRESCIA e RTB network SKY 829 , con repliche il mercoledì e venerdì alle ore 9 e 16.

Venti puntate in compagnia della famiglia Fappani, ma anche la possibilità di sviluppare i contenuti di ogni lezione, grazie ai materiali pubblicati sul sito www.italianoinfamiglia.it.

Un’importante sfida, un grande impegno perché l’apprendimento della lingua italiana da parte degli immigrati costituisce uno snodo fondamentale nel processo d’integrazione.

Attraverso le parole della lingua s’impara a raccontare il mondo, a esprimere bisogni, valori, norme, significati, sensazioni, emozioni. Oltre ad imparare il nuovo codice per comunicare, studiare e lavorare, gli apprendenti immigrati devono riuscire con il tempo ad abitare la lingua, per integrarsi in una comunità linguistica e culturale che condivide metafore, riferimenti, “sfondi” culturali. Affinché ciò avvenga è fondamentale che il luogo d’apprendimento “scuola, strada, negozio, fabbrica” divenga essenzialmente un luogo d’incontro e di scambio interculturale, nel quale le lingue e le storie di ciascuno possano essere riconosciute e valorizzate e il nuovo codice sia una componente pregnante ed affettiva di una identità plurale.

Promuovere l’apprendimento dell’Italiano permette di sostenere lo sviluppo delle potenzialità personali e contribuisce a prevenire i conflitti e i comportamenti a rischio che possono minare il processo d’integrazione e coesione sociale degli immigrati.

Ogni puntata della durata di circa 20 minuti si sviluppa secondo questa struttura:

  • sit-com iniziale per circa 5 minuti. Sono presentate delle vere situazioni comunicative vissute dalla famiglia Fappani: svegliarsi, fare colazione, andare a scuola o al lavoro, incontrare degli amici, recarsi in Ufficio postale, in banca per le necessarie incombenze…;
  • successivamente sviluppo e approfondimento linguistico della situazione comunicativa rappresentata attraverso la guida di due docenti, i Maestri d’italiano Patrizia e Manuel. Attraverso l’ausilio della grafica ed il supporto delle immagini è facilitata la comprensione e l’analisi linguistica;
  • possibile approfondimento delle strutture linguistiche presentate attraverso la fruizione di ulteriori materiali didattici pubblicati sul sito www.italianoinfamiglia.it, appositamente preparato.

Corso televisivo ed un sito sono gli strumenti didattici che pare attirino ed interessino gli stranieri, valutando gli accessi: contatti di gente comune, ma anche di docenti e professionisti che esprimono i loro apprezzamenti ed utilizzano le diverse proposte didattiche. Una media di 250 contatti giornalieri, con un tempo medio (alto nel web) di permanenza sul sito di 11 minuti.

Un progetto complesso che ha coinvolto diverse professionalità, che ha preteso da tutti grande impegno e passione e che speriamo possa essere veramente d’aiuto a tutti quei cittadini che provengono da lontano, non possono frequentare i corsi di alfabetizzazione organizzati sul territorio, ma sono desiderosi di abitare nel nostro territorio, “abitando” un po’ anche la nostra lingua.




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